Discoteca. Piper Club – riflessioni di un dj sull’ingiunzione di chiusura di qualche giorno fa

Qualche tempo fa è nata una campagna promossa da artisti e da imprenditori della scena Rave al fine di conferire alla techno berlinese lo status “Intagible Cultural Heritage“. Con la caduta del Muro la techno ha avuto una funzione unificatrice e un grande impatto culturale nella capitale tedesca e non solo. Lo scopo (riporto dall’articolo di Lorenzo Tucci di Parkett Channel) ” […] obiettivo è quello di legittimare la forza storica e sociale che ha permesso alla capitale tedesca di unificarsi dopo la caduta del Muro, rappresentata dalla musica techno. Il riconoscimento dello status di patrimonio culturale mondiale darebbe valore alla scena, spesso giudicata superficialmente sulla base del suo sfrenato edonismo. Inoltre, garantirebbe accesso a finanziamenti pubblici e proteggerebbe i club dalle leggi di pianificazione urbana. Molto spesso, infatti, diverse strutture cittadine sono state costrette a chiudere, spinte dalla crescente ondata gentrificativa […]”.

Tra i sostenitori di questa iniziativa spiccano i nomi di ” […]Alan Oldham (DJ T-1000, nato a Detroit e berlinese di adozione), Peter Kirn, Ellen Allien, Dimitri Hegemann (Fondatore del Tresor) e lo stesso Dr. Motte […]”.

Questa iniziativa, dunque, vuole salvaguardare e la techno come movimento socio-culturale e i luoghi dove questo genere musicale si è sviluppato. Se passerà tale richiesta diverranno patrimonio dell’UNESCO…

E da qui comincio con le mie riflessioni.

Il Piper Club è un locale storico di Roma e la sua importanza non è legata solo alla movida ma alla cultura pop. Ha visto negli anni avvicendarsi artisti internazionali che con le loro esibizioni hanno scritto pagine importanti negli annali della musica: Patty Pravo, Renato Zero, Loredana Bertè, Fred Bongusto, Procol Harum, The Byrds, Pink Floyd, Genesis, Duke Ellington, Nirvana (solo per citarne alcuni)… un vasto panorama di musicisti appartenenti a ogni genere.

E’ qui che vede la luce il progetto “Le Stelle di Mario Schifano“. E’ il 1967, nasce al Piper Club l’underground italiano.

Oltre ad ospitare la musica, nel locale si dice siano state conservate opere d’arte di Andy Warho, Robert Rauschenberg, Mario Schifano e Piero Manzoni.

Fu grande l’intuizione imprenditoriale di Giancarlo Bornigia che col suo operato ha trasformato la sua creatura in un centro di divertimento e di cultura, progetto che oggi viene curato con impegno e tenacia da suo figlio

Giancarlo Bornigia (*)

Giancarlo Bornigia Jr.

Alla luce di quello che il Piper è stato ed è, perché non considerarlo un “museo“, perchè non annoverarlo tra i luoghi di “archeologia industriale” come oggi vengono intesi questi luoghi espositivi…? Nei musei si fanno eventi, si fa musica, si conserva e si tramanda arte, e ve lo dico da addetto ai lavori!

Ho sempre sostenuto che le discoteche non siano stati solo luoghi di divertimento ma in esse sono nate le più grandi rivoluzioni socio-culturali, e credo che lasciare il Piper Club in balia del “modus vivendi” odierno sia un reato al patrimonio culturale.

La mia riflessione non è indirizzata a Giancarlo Bornigia Jr., che ho avuto l’onore di intervistare durante la mia trasmissione del 08 febbraio del 2022, ma alle Istituzioni.

Giancarlo Bornigia Jr.

E’ vero che gli ultimi fatti di cronaca hanno portato sotto i riflettori gli interessi della malavita legati a molti locali notturni (e non è il caso in esame), come in passato associavano i club alle stragi del sabato sera, ma fermarsi solo a questi aspetti del problema è riduttivo, soprattutto se ci sono locali gestiti da imprenditori come Giancarlo Bornigia Jr. impregnato da anni a proporre politiche di rinnovamento per la gestione dei locali sia dal punto di vista energetico che legislativo!

La sospensione per quattro giorni dell’attività del Piper è scattata per ordine del questore di Roma Dott. Della Cioppa a seguito della denuncia di una madre di un quindicenne colpito da un addetto alla sicurezza alle 2.30 del mattino (link articolo).

E qui la mia riflessione sul ruolo delle famiglie. Sono cresciuto in periferia a Centocelle. Ho vissuto le comitive e la strada e ho sempre evitato i guai ad esse legati. Questo mi è stato possibile perché alle spalle c’era l’istituzione per eccellenza, la famiglia. Il massimo che mio padre mi concedeva le sere d’estate a 15 anni era di stare con i miei amici sotto casa fino a mezza notte e ogni tanto lo vedevo passeggiare dove “stazionavamo” . C’erano delle regole e degli orari. Alle 2.30 di notte non stavo in giro per locali.

Non voglio fare la morale ma forse vanno rispolverate un po’ di regole a partire dal ruolo delle famiglie. Il permissivismo attuale sta rovinando i giovani. Va abbandonata l’idea che mamma e papà sono amici: sono mamma e papà e devono mettere delle regole e devono educare i figli!

Appartengo alla generazione de ‘I ragazzi del muretto‘. La generazione di chi in discoteca ci andava il pomeriggio e nonostante ciò ha vissuto momenti indimenticabili e ha fatto parte della storia dei locali raccontata in docu-film come From My House in Da House di Dj Giovannino e Alessio Borgonuovo, Roma caput disco di Corrado Rizza, e tanti altri (vedi il mio articolo).

Dopo la famiglia seguono le Istituzioni Statali:

1) la scuola che dovrebbe impegnare i ragazzi in attività socio-culturali;

2) le forze dell’ordine che dovrebbero far sentire la presenza dello Stato nelle strade rendendole sicure.

Purtroppo anche questi organi statali escono come noi tutti da una gestione degli ultimi due anni che è stata disastrosa e delirante e non ha fatto altro che aumentare problemi sociali, lasciando macerie su macerie…

Quindi come lockdown insegna, deficitari di regole e della presenza di chi dovrebbe farle rispettare si applicano le chiusure che è il modo più facile per gestire le cose. Se il contenuto del frigo puzza non mi preoccupo di togliere ciò che sta marcendo, lo chiudo e stacco la corrente a danno di tutto: contenuto buono e frigo stesso dicendo che se c’è cattivo odore è colpa del contenitore…

Ma non voglio dilungarmi altrimenti potrei scadere nel polemico.

Credo che vada riscoperto il valore della cultura, vada rivisto il valore che ha la musica in ogni sua forma, vadano valorizzati i luoghi che sono stati e sono teatro di eventi che hanno reso e rendono grande il nostro territorio e per farlo dobbiamo impegnarci tutti nel quotidiano… come? Rubo una frase dall‘intervista che ho fatto a Giancarlo Bornigia Jr. (al quale va la mia stima e il mio sostegno) “…intanto parlandone…”

ElectroNoyz

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2 thoughts on “Discoteca. Piper Club – riflessioni di un dj sull’ingiunzione di chiusura di qualche giorno fa

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