Asado Film: la forza del collettivo che crea il “caso artistico” di cinema e musica.

 

Francesco Traverso

Devo dire che quella con Francesco Traverso fondatore del collettivo “Asado Film” è stata più che una piacevole chiacchierata, si è trattato di un arricchimento.

Quando l’agenzia Sfera Cubica mi ha inviato il press kit sono rimasto folgorato dal loro modo di fare arte.

Eh sì. Con gli “Asado Film” non si può parlare solo di un gruppo che fa musica elettronica (e non solo), è un collettivo, appunto, in cui convergono arti visive e musicali insieme. Il loro suono ti riporta subito al cinema di genere degli anni 70: ti fa venire in mente i “poliziotteschi“, ritornati prepotentemente sotto i riflettori negli ultimi anni soprattutto grazie al cinema di Tarantino.

Fermarsi però alla prima impressione è riduttivo.

Insieme al suono c’è la parte “cinematografica“: infatti, il loro, è uno spettacolo di musica e cinema. Mi spiego. Suonano dal vivo nel frattempo che vengono proiettate le immagini. Il titolo del cortometraggio è “Rude Boys (ma non si rifa’ al movimento ska, raggae, rocksteady). E’ una storia in cui ci sono tante citazioni. Anzitutto al cinema muto. Nel film non si parla, sono le stesse immagini che raccontano la trama. Si fa riferimento all’arte del mimo e alle danze mistiche orientali, quest’ultime usate per raccontare una storia d’amore dove un amico ruba la donna all’altro. Si cita la psichedelia e si fa riferimento al modo di Sergio Leone di fare i film: le scene clou venivano girate con la colonna sonora suonata dal vivo.

Quindi, per farla breve, devo dare atto a Francesco quando dice che l’azione degli “Asado Film”è atta a creare il “Caso artistico“, un nuovo modo di fruire del cinema e della musica dal vivo senza precedenti, il cui unico scopo è quello di divertire lo spettatore.

Ma gli “Asado Film”, chi sono? 

Come detto all’inizio dell’articolo sono un collettivo ligure fondato da Francesco Traverso, regista, al quale hanno preso parte Olmo Martellacci (bassista/tastierista degli ex-Otago), Matteo Fiorino (cantautore spezzino), U’Elettronicu (Gabriele Ribetto, dubmaster).

Sono artigianato artistico che opera nel cinema e nella musica: fanno tutto da soli.

Il loro lavoro “Rude Boys” è composto da 11 scene, che sono tipo 11 videoclips dato che per ognuno di essi c’è un brano specifico. I brani sono raccolti in un unico disco edito dalla label Emic Entertaiment.

Il consiglio che mi sento di darvi è di andare a vederli nel caso lo spettacolo che propongono si tenga nella vostra città, capirete così cosa si intende per “Caso artistico“, una forma d’arte che, strizzando l’occhio al passato, porta una ventata di innovazione e avanguardia nella musica live.

 

 

ElectroNoyz

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